Il filosofo di campagna, libretto, Valletta, Capaci, 1763 (Il filosofo in villa)

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 LESBINA ed EUGENIA
 
 LESBINA
 Venite qui signora padroncina;
 tenete questo anello,
 ponetevelo in dito;
 fate che il genitor lo veda,
565lasciate che la sposa egli vi creda.
 EUGENIA
 Tu m'imbrogli, Lesbina, e non vorrei...
 LESBINA
 Né de' consigli miei
 vi volete servir? Per voi non sono,
 quando no, vel protesto, io v'abbandono.
 EUGENIA
570Deh, non m'abbandonare.
 LESBINA
 Quest'anello tenete,
 quel che seguì sapete
 e quel che seguirà
 regola in avvenir ci porgerà.
 EUGENIA
575Ecco viene mio padre.
 LESBINA
 Su ponetelo al dito.
 EUGENIA
 Una sposa son io senza marito.
 
 SCENA II
 
 DON TRITEMIO e le suddette
 
 DON TRITEMIO
 A che giuoco giochiamo?
 Corro, ti cerco e chiamo;
580mi fuggi e non rispondi;
 quando vengo da te perché t'ascondi?
 EUGENIA
 Perdonate, signor...
 LESBINA
                                      La poveretta
 è un poco ritrosetta.
 DON TRITEMIO
 Basta, veniamo al fatto; è ver ch'avesti
585dallo sposo l'anello?
 LESBINA
                                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
 Parlo teco, rispondi. (Ad Eugenia)
 EUGENIA
                                        Eccolo qui. (Gli lo dà)
 DON TRITEMIO
 Cappari! È bello assai.
 Non mi credevo mai
 che Nardo avesse di tai gioie in dito;
590vedi se t'ho trovato un buon marito. (Gli restituisce l’anello)
 EUGENIA
 (Misera me, se tal mi fosse).
 DON TRITEMIO
 È picchiato, mi par.
 LESBINA
                                       Vedrò chi sia. (Via)
 DON TRITEMIO
 Ehi bada a te, non far qualche pazzia.
 EUGENIA
 (È molto s'io resisto).
 DON TRITEMIO
595Affé non ho mai visto
 una donna di te più scimunita.
 Figlia che si marita
 vuol esser lieta, al suo gioir condotta,
 e tu stai sì che pari una marmotta.
 EUGENIA
600Che volete ch'io dica?
 DON TRITEMIO
                                          Parla o taci,
 non me ne importa più.
 Sposati e in avvenir pensaci tu.
 
 SCENA III
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
 Signor, è un cavaliere
 col notar della villa in compagnia
605che brama riverir vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Vengano. Col notaro?
 Qualchedun che bisogno ha di danaro.
 LESBINA
 (È Rinaldo, padrona, io vi consiglio
 d'evitar il periglio).
 EUGENIA
                                       Andiam, Lesbina.
610Con licenza.
 DON TRITEMIO
                         Va' pure.
 EUGENIA
                                            (Ahi, me meschina). (Entrano)
 DON TRITEMIO
 Se danaro vorrà, gli ne darò,
 purché sicuro sia con fondamento
 e che almeno si paghi il sei per cento.
 
 SCENA IV
 
 RINALDO, CAPOCCHIA e detto
 
 RINALDO
 Compatite, signor...
 DON TRITEMIO
                                       La riverisco.
 RINALDO
615Compatite se ardisco
 replicarvi l'incomodo, temendo
 che non siate di me ben persuaso,
 ho condotto il notaro,
 il qual patente e chiaro
620di me vi mostrerà
 titolo, parentela e facoltà.
 DON TRITEMIO
 (È ridicolo invero).
 CAPOCCHIA
                                      Ecco, signore,
 l'istromento rogato
 d'un ricco marchesato.
625Ecco l'albero suo, da cui si vede
 che per retto cammino
 vien l'origine sua dal re Pipino.
 DON TRITEMIO
 Oh cappari! Che vedo?
 Questa è una cosa bella in verità.
630Ma della nobiltà, signor mio caro,
 come andiamo di par con il danaro?
 RINALDO
 Mostrategli i poderi,
 mostrategli sinceri i fondamenti.
 CAPOCCHIA
 Questi sono istromenti
635delle compre, di censi e di livelli,
 questi sono contratti buoni e belli.
 
    Nel Quattrocento
 sei possessioni,
 nel Cinquecento
640quattro valloni,
 anno millesimo
 una duchea;
 milletrentesimo
 una contea
645emit etcaetera.
 
    Case e casoni,
 giurisdizioni,
 frutti annuali,
 censi e cambiali;
650sic etcaetera;
 cum etcaetera. (Via)
 
 DON TRITEMIO
 La riverisco etcaetera.
 Vada signor notaro nell'etcaetera.
 RINALDO
 Dunque di vostra figlia
655mi credete voi degno?
 DON TRITEMIO
                                           Anzi degnissimo.
 RINALDO
 Le farò contradote.
 DON TRITEMIO
                                     Obligatissimo.
 RINALDO
 Me l'accordate voi?
 DON TRITEMIO
                                      Per verità,
 v'è una difficoltà.
 RINALDO
                                   Da che dipende?
 DON TRITEMIO
 Ho paura che lei...
 RINALDO
                                    Chi?
 DON TRITEMIO
                                                La figliuola...
 RINALDO
660Donna Eugenia non pavento.
 DON TRITEMIO
 Quando lei possa farlo, io son contento.
 RINALDO
 Ben, vi prendo in parola.
 DON TRITEMIO
 Chiamerò la figliuola,
 s'ella non fosse in caso,
665del mio buon cuor sarete persuaso.
 RINALDO
 Se da Eugenia dipende il piacer mio,
 di sua man, del suo cuor certo son io.
 Eccola che ritorna
 col genitore a lato;
670della gioia vicina è il dì beato.
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO, EUGENIA e detto
 
 DON TRITEMIO
 Eccola qui, vedete se son io
 un galantuomo.
 RINALDO
                                Ognor tal vi credei,
 benché foste nemico a' desir miei.
 DON TRITEMIO
 Eugenia, quel signore
675ti vorrebbe in isposa; tu che dici?
 EUGENIA
 Tra le donne felici
 la più lieta sarò, padre amoroso,
 se Rinaldo che adoro avrò in isposo.
 DON TRITEMIO
 A voi, prendetela... bel bello,
680che nel dito d'Eugenia evvi un anello.
 Ora che mi ricordo,
 Nardo con quell'anello la sposò
 e due volte sposarla non si può.
 RINALDO
 Come?
 DON TRITEMIO
                 Non è così?
 EUGENIA
                                        Sposa non sono.
 DON TRITEMIO
685Ma se l'anello in dono
 prendesti già delle tue nozze in segno,
 non si può, figlia mia, scioglier l'impegno.
 Voi che dite, signor?
 RINALDO
                                        Dico che tutti
 perfidi m'ingannate,
690che di me vi burlate e che son io
 bersaglio del destin barbaro e rio.
 DON TRITEMIO
 La colpa non è mia.
 EUGENIA
                                      (Tacer non posso).
 Udite, svelar deggio
 un arcan onde ingannato...
 
 SCENA VI
 
 LESBINA e detti
 
 LESBINA
695Signor padron, voi siete domandato.
 EUGENIA
 (Ci mancava costei).
 DON TRITEMIO
                                        Chi è che mi vuole?
 LESBINA
 Un famiglio di Nardo.
 RINALDO
 Sente signor?
 DON TRITEMIO
                            Del genero un famiglio
 favellarmi desia.
700Anche vossignoria,
 se altra cosa non ha da comandare,
 per cortesia se ne potrebbe andare.
 RINALDO
 Sì sì me n'anderò ma giuro a' numi,
 vendicarmi saprò.
 EUGENIA
                                    (Destin crudele!
705Rinaldo, questo cuor...)
 RINALDO
                                             Taci, infedele.
 
    Perfida figlia ingrata, (Ad Eugenia)
 padre spietato indegno, (A Tritemio)
 non so frenar lo sdegno.
 L'alma si scuote, ingrata,
710empio, crudele, audace,
 pace per me non v'è.
 
    E tu che alimentasti (A Lesbina)
 finora il fuoco mio
 colla speranza, oh dio!
715così tu m'ingannasti?
 L'offeso core aspetta
 vendetta anche da te.
 
 LESBINA
 Obligata da ver del complimento.
 DON TRITEMIO
 (Ho un tantin di paura).
 EUGENIA
                                               (Ah che tormento!)
 DON TRITEMIO
720Orsù, signora pazza,
 ho capito il rossor che cosa sia.
 Quel che voglia colui vado a sentire,
 poi la discorrerem; s'ha da finire.
 LESBINA
 Sì signor, dite bene.
 DON TRITEMIO
                                        E tu, fraschetta,
725ch'alimentasti dell'amante il foco,
 vado e ritorno; parlerem fra poco. (Via)
 EUGENIA
 Prenditi quest'anello.
 LESBINA
 Eh no, signora mia.
 EUGENIA
 Prendilo, giuro al ciel, lo getto via.
 LESBINA
730Ma perché?
 EUGENIA
                         Fu cagione
 che Rinaldo mio ben mi crede infida.
 Quest'anello omicida
 dinnanzi agl'occhi miei soffrir non vuo'.
 LESBINA
 Se volete così, lo prenderò.
735Eccolo nel mio dito;
 che vi par? Mi sta bene?
 EUGENIA
 Ah! Tu sei la cagion delle mie pene.
 
 SCENA VII
 
 DON TRITEMIO e dette
 
 DON TRITEMIO
 Oh genero garbato!
 Alla sposa ha donato
740questo ricco gioiello;
 prendi Eugenia e guardalo s'è bello.
 EUGENIA
 Non lo curo, signore.
 DON TRITEMIO
                                        Ed io comando
 che tu prender lo debba; ricusarlo
 sarebbe un'insolenza.
 EUGENIA
745Dunque lo prenderò per ubbidienza
 ma, vi chiedo perdono,
 non mi piace, nol voglio, a te lo dono.
 LESBINA
 Grazie.
 DON TRITEMIO
                 Rendilo a me.
 LESBINA
                                             Signor padrone,
 sentite una parola;
750se la vostra figliuola
 è meco generosa,
 lo fa perché di voi mi brama sposa.
 DON TRITEMIO
 Lo crederò.
 LESBINA
                        Signora,
 non è ver che bramate
755che sposa sia? Nel darmi queste gioie
 confessatelo pur, vostro pensiere
 non è che sposa sia Lesbina?
 EUGENIA
                                                       È vero.
 DON TRITEMIO
 E tu che dici?
 LESBINA
                            Io dico che il destino
 amico ne seconderà il disegno.
760Le gioie accetto e accetterò l'impegno.
 
    Una ragazza
 che non è pazza
 la sua fortuna
 sprezzar non sa.
 
765   Voi lo sapete,
 voi m'intendete;
 questo mio core
 si scoprirà.
 
    Anche l'agnella,
770la tortorella
 il suo compagno
 cercando va. (Via)
 
 DON TRITEMIO
 Dunque, già che lo sai,
 oggi darai la man. S'ha da finire;
775se sei pazza, non vuo' teco impazzire.
 EUGENIA
 Pazza a ragion mi chiama
 il genitor crudele,
 se in faccia al mio fedele, al mio diletto,
 ho tradito l'affetto,
780per celar follemente in sen l'arcano;
 ed or mi lagno? Ed or sospiro invano?
 
    Misera a tante pene
 come resisto, oh dio?
 Il crudo affanno mio
785ah, tollerar non so.
 
 SCENA VIII
 
 Campagna.
 
 NARDO, suonando il chitarrino
 
 NARDO
 
    Amor se vuoi così,
 quel che tu vuoi farò;
 io m'accompagnerò
 in pace e sanità.
790Ma la mia libertà
 perciò non perderò.
 Penare? Signor no;
 soffrir? Gridar? Ohibò.
 
    Voglio cantare,
795voglio suonare,
 voglio godere
 più che si può.
 
 SCENA IX
 
 RINALDO e detto
 
 RINALDO
 Galantuom, siete voi
 quello che Nardo ha nome?
 NARDO
                                                    Signorsì.
 RINALDO
800Cerco appunto di voi.
 NARDO
                                          Eccomi qui.
 RINALDO
 Ditemi, è ver ch'avete la parola
 da don Tritemio per la sua figliuola?
 NARDO
 Sì signore, l'ho avuta,
 la ragazza ho veduta,
805mi piace il viso bello
 e le ho dato stamane anche l'anello.
 RINALDO
 Sapete voi qual dote
 recarà con tai nozze al suo consorte?
 NARDO
 Ancor nol so.
 RINALDO
                           Colpi, ferite e morte.
 NARDO
810Bagattelle, signor, e su qual banco
 investita sarà, padrone mio?
 RINALDO
 Sul dorso vostro e 'l pagator son io.
 NARDO
 Buono. Si può sapere,
 almen per cortesia,
815perché vossignoria
 con generosità
 allo sposo vuol far tal carità?
 RINALDO
 Perché di don Tritemio
 amo anch'io la figliuola.
 NARDO
820Dite da ver?
 RINALDO
                          Non mentono i miei pari.
 NARDO
 E i pari miei non sanno
 per puntiglio sposarsi il lor malanno.
 Se la figlia vi vuol, vi prenda pure;
 se mi burla e mi sprezza, io non ci penso,
825so anch'io con la ragion vincere il senso.
 RINALDO
 Ragionevole siete,
 giustamente dal popolo stimato,
 filosofo chiamato con ragione,
 superando sì presto la passione.
830Voi l'avete ceduta; a don Tritemio
 la cosa narrerò tutta com'è
 e se contrasta, avrà da far con me. (Via)
 NARDO
 Pazzo sarei da vero,
 se a costo d'una lite,
835se a costo di temer anco la morte
 proccurarmi volessi una consorte.
 
 SCENA X
 
 LESBINA e detto
 
 LESBINA
 Sposo, ben obligata;
 m'avete regalata;
 anch'io, quando potrò,
840qualche cosella vi regalerò.
 NARDO
 No no figliuola cara,
 dispensatemi pur da tal finezza;
 quando ho un poco di bene, mi consolo
 ma quel poco di ben lo voglio solo.
 LESBINA
845Che dite? Io non v'intendo.
 NARDO
                                                    Chiaramente
 dunque io mi spiegherò.
 Siete impegnata, il so, con altro amico;
 a me di voi non me n'importa un fico.
 LESBINA
 Ah questo non è vero.
850Di mendace e infedel non vuo' la taccia;
 lo sosterrò di tutto il mondo in faccia.
 Qualch'error vi sarà, ve lo prometto;
 tenero core onesto
 per voi serbo nel petto.
855Ardo solo per voi di puro affetto.
 NARDO
 (Impossibile par ch'ella m'inganni).
 LESBINA
 Tenera sono d'anni
 ma ho cervello che basta e so ben io
 che di vivere ancor non può il cor mio.
860Voi siete il mio sposino
 e se amico il destino a voi mi dona,
 anche un re lascierei colla corona.
 NARDO
 S'ella fosse così...
 LESBINA
                                  Così è purtroppo.
 Ma voi siete pentito
865d'essere mio marito,
 qualch'altra donna amate
 e per questo, crudel, mi discacciate.
 NARDO
 No, ben mio, mia carina,
 siete la mia sposina e se colui
870o m'inganna o v'inganna o fu ingannato,
 dell'inganno sarà disingannato.
 LESBINA
 Dunque m'amate?
 NARDO
                                     Sì, v'amo da vero.
 LESBINA
 Siete l'idolo mio.
 NARDO
                                  Siete il mio amore.
 
 SCENA XI
 
 LENA, EURILLA e detti
 
 LENA
 Signor zio, che cosa fate? Lontano
875discacciate colei
 che a ingannarvi s'impegna;
 d'essere vostra sposa non è degna.
 EURILLA
 Cacciatela lontan, mentre non merta
 che voi prestiate fede a' detti suoi;
880che già v'inganni lo vedete voi.
 LESBINA
 (Qualche imbroglio novello!)
 NARDO
                                                       Ha forse altrui
 data la fé di sposa?
 LENA
                                      Eh, signor no;
 quel ch'io dico lo so per cosa vera,
 ella di don Tritemio è cameriera.
 LESBINA
885(Ah, maledetta).
 EURILLA
                                 È vero, è vero.
 Con quest'arte, padron, lei si lusinga
 comprare il vostro core.
 NARDO
 (Puol darsi ch'ella finga).
 È ver quel ch'ella dice? (A Lesbina)
 LESBINA
890Ah misera infelice!
 Compatite se tanto
 amor mi rese ardita.
 Finsi il grado, egli è ver, perché v'adoro;
 per voi languisco e moro;
895confesso il mio fallire.
 Ma voglio essere vostra o pur morire.
 NARDO
 (Poverina!)
 LENA
                         Vi pare
 che convenga sposare
 a un uomo come voi femmina tale?
 NARDO
900Non ci vedo alcun male;
 per me nel vostro sesso
 serva o padrona sia, tutto è l'istesso.
 EURILLA
 Padron mio, vi vuo' dir una cosa;
 vi mancano partiti
905per satollar l'insaziabil amore?
 Io invece di lei vi dono il core.
 LESBINA
 Deh per pietà donate
 perdono all'error mio.
 NARDO
 Se mi amate di cor, v'adoro anch'io.
910Per me sostengo e dico,
 ed ho la mia ragione,
 che sia la condizione un accidente.
 Sposar una servente,
 che cosa importa a me, s'è bella e buona?
915Peggio assai s'è cattiva la padrona.
 
    Il mio nonno mi diceva
 un racconto molto bello:
 «Nardo caro, sta' in cervello,
 se tu moglie dei pigliar».
 
920   Primo capite.
 «Bada ben che non sia nobile,
 che ti puoi precipitar,
 perché vonno i cicisbei
 la signora corteggiar».
 
925   Secondo capite.
 «Se la prendi un poco bella,
 li dei far la sentinella,
 a cagion de' cascamorti
 che corteggio li von far».
 
930   Terzo capite.
 «Se corregger vuoi costei,
 fuor di qui fuggir tu dei
 e duecento bastonate
 le potrai allor contar».
 
935   Quinto capite.
 Nel quarto e quinto capite,
 parlando da filosofo,
 con ragion sottilissime,
 pigliate d'Aristotile
940nel capo settuagesimo,
 al libro Naturalibus,
 parlando delle femmine,
 de matrimonialibus,
 che debbano sempr'essere
945de paribus cum paribus.
 E questo è un gran capitolo,
 che se si fa il contrario
 tra l'uomo e tra la femmina
 discordia vi sarà. (Via)
 
 LENA
950Mio zio ricco sfondato
 non si puole scordar che vile è nato.
 EURILLA
 La gatta ben vestita fa così,
 stringe il busto e con aria si contorce,
 poi si scorda del lusso e prende il sorce.
 LESBINA
955Signora, mi rincresce
 ch'ella serva sarà e lei nipote
 d'una senza natali e senza dote.
 LENA
 Certo che il zio poteva
 maritarsi con miglior proprietà.
 EURILLA
960Se si fa il matrimonio in verità,
 signora, non vi servo più;
 son giovane di buon core ed amorosa;
 ma questa volta
 senza serva sarà, signora sposa.
 
965   Una donna come me
 non vi fu né vi sarà.
 
    Io son tutta amore e fé,
 io son tutta carità. (Via)
 
 LESBINA
 Che nella nobiltà
970resti pregiudicata,
 certo, è un peccato. Imparentarmi
 arrossire dovrei
 con una contadina come lei.
 LENA
 Son contadina, è vero,
975ma d'accasarmi spero
 con un uomo civil, poiché del pari
 talor di nobiltà vanno i danari.
 LESBINA
 Udita ho una novella
 d'un somar che solea
980con pelle di leone andar coperto;
 ma poi dal suo ragghiar l'hanno scoperto.
 Così voi vi coprite
 talor con i danari
 ma siete nel parlar sempre somari. (Via)
 LENA
985Se fosse in casa mia
 questa signora zia, confesso il vero,
 non mi starei con essa un giorno intero.
 
    Son fanciulla da marito
 e lo voglio, già si sa;
990son graziosa, spiritosa,
 tutta piena di bontà.
 
    Se ritrovo un giovinetto,
 spiritoso e graziosetto,
 voglio godermela,
995voglio spassarmela,
 vuo' divertirmela
 fin che si può.
 
 SCENA XII
 
 Camera.
 
 DON TRITEMIO e LESBINA
 
 DON TRITEMIO
 Che ardir, che petulanza!
 Questo signor Rinaldo è un temerario;
1000gli ho detto civilmente
 ch'Eugenia è andata via,
 egli viene a bravarmi in casa mia.
 LESBINA
 Povero innamorato! Il compatisco.
 DON TRITEMIO
 Brava; lo compatisci?
 LESBINA
                                          Anch'io d'amare
1005provo il desio, desio però modesto
 e s'altri compatisco, egli è per questo.
 DON TRITEMIO
 Ami ancor tu, Lesbina?
 LESBINA
                                             Da quest'occhio
 lo potete arguire.
 DON TRITEMIO
 Ma chi...
 LESBINA
                   Basta...
 DON TRITEMIO
                                   Ma chi...
 LESBINA
                                                     Nol posso dire.
 DON TRITEMIO
1010Eh t'intendo, furbetta.
 Basta Lesbina, aspetta
 ch'Eugenia se ne vada
 a fare i fatti suoi
 ed allor penseremo anche per noi.
 LESBINA
1015Per me come per lei
 si potrebbe pensar nel tempo istesso.
 DON TRITEMIO
 Via, pensiamoci adesso,
 quando il notaro viene,
 ch'ho mandato a chiamar per la figliuola,
1020farem due cose in una volta sola.
 LESBINA
 Ecco il notaro appunto
 e v'è Nardo con lui.
 DON TRITEMIO
                                      Vengono a tempo.
 Vado a prender Eugenia e in un momento
 farem due matrimoni e un istromento.
 LESBINA
1025Oh se sapessi il modo
 di burlare il padron, farlo vorrei.
 
 SCENA XIII
 
 NARDO, CAPOCCHIA e detta
 
 NARDO
 Lesbina, eccoci qui, se don Tritemio
 c'ha mandati a chiamar perché vi sposi,
 lo farò volentier ma non vorrei
1030che mi nascesse qualche parapiglia,
 qualche imbroglio novel tra serva e figlia.
 LESBINA
 La cosa è accomodata
 e la figlia sposata
 sarà col cavalier che voi sapete
1035ed io vostra sarò, se mi volete.
 NARDO
 Don Tritemio dov'è?
 LESBINA
                                         Verrà a momenti.
 Signor notaro, intanto
 prepari bello e fatto
 per un paio di nozze il suo contratto.
 CAPOCCHIA
1040Come? Un contratto solo
 per doppie nozze? Ohibò;
 due contratti farò, se piace a lei,
 che non vuo' dimezzar gli utili miei.
 LESBINA
 Ma facendone un solo,
1045avrete doppia paga.
 CAPOCCHIA
 Quand'è così, questa ragion m'appaga.
 NARDO
 Mi piace questa gente,
 della ragione amica,
 ch'ama il guadagno ed odia la fatica.
 LESBINA
1050Presto dunque, signore,
 fin che viene il padrone
 a scriver principiate.
 CAPOCCHIA
 Bene, principierò;
 ma che ho da far?
 LESBINA
                                    Scrivete, io detterò.
 CAPOCCHIA
 
1055   In questo giorno etcaetera,
 dell'anno mille etcaetera,
 promettono, si sposano,
 i nomi quali son? (A Lesbina)
 
 LESBINA
 
 I nomi sono questi...
1060(Ohimè, viene il padron).
 
 SCENA XIV
 
 DON TRITEMIO e detti
 
 DON TRITEMIO
 Ehi Lesbina.
 LESBINA
                           Signore.
 DON TRITEMIO
 Eugenia non ritrovo,
 sai tu dov'ella sia? (Confuso)
 LESBINA
                                     No, certamente.
 DON TRITEMIO
 Tornerò a ricercarla immantinente.
 NARDO
1065Terminiamo l'affar.
 CAPOCCHIA
                                       Scrivo, dettate.
 
 Quartetto
 
    In questo giorno etcaetera
 dell'anno mille etcaetera,
 promettono, si sposano,
 i nomi quali son? (A Lesbina)
 
 LESBINA
 
1070I nomi sono questi:
 Eugenia con Rinaldo
 dei conti di Pancaldo.
 
 NARDO
 
 Dei Trotoli Lesbina
 con Nardo Ricottina.
 
 CAPOCCHIA
 
1075Promettono, si sposano.
 La dote qual sarà?
 
 LESBINA
 
    La dote della figlia
 saranno mille scudi.
 
 CAPOCCHIA
 
 Eugenia mille scudi,
1080pro dote, cum etcaetera.
 
 NARDO
 
 La serva quanto avrà?
 
 LESBINA
 
 Scrivete. Della serva
 la dote eccola qua.
 
    Due mani ben leste
1085che tutto san far.
 
 NARDO
 
 Scrivete; duemila
 si puon calcolar.
 
 LESBINA
 
    Un occhio modesto,
 un animo onesto.
 
 NARDO
 
1090Scrivete, seimila
 li voglio apprezzar.
 
 LESBINA
 
    Scrivete, una lingua
 che sa ben parlar.
 
 NARDO
 
 Cessate, fermate,
1095seimila per questo
 ne voglio levar.
 
 CAPOCCHIA
 
    Duemila, seimila,
 buttati tremila,
 saran cinquemila;
1100ma dite, di che?
 
 LESBINA, NARDO
 
 Contenti ed affetti,
 diletti per me.
 
 A TRE
 
    Ciascuno lo crede,
 ciascuno lo vede
1105che dote di quella
 più bella non v'è.
 
 DON TRITEMIO
 
    Corpo di satanasso,
 cieli, son disperato,
 ah m'hanno assassinato;
1110arde di sdegno il cor.
 
 LESBINA
 
    Il contratto è bello e fatto.
 
 CAPOCCHIA
 
 Senta, senta, mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
    Dove la figlia è andata?
 Dove me l'han portata?
1115Empio Rinaldo, indegno,
 perfido, traditor.
 
 CAPOCCHIA
 
    Senta, senta mio signor.
 
 DON TRITEMIO
 
 Empio.
 
 CAPOCCHIA
 
                 Senta.
 
 DON TRITEMIO
 
 Perfido.
 
 CAPOCCHIA
 
                  Senta.
 
 DON TRITEMIO
 
1120Sospendete.
 Me l'ha fatta il traditor.
 
 LESBINA
 
    Dov'è Eugenia?
 
 DON TRITEMIO
 
                                   Non lo so.
 
 LESBINA
 
 Se n'è ita?
 
 DON TRITEMIO
 
                       Se n'andò.
 
 CAPOCCHIA
 
 Due contratti?
 
 DON TRITEMIO
 
                              Signor no.
 
 CAPOCCHIA
 
1125   Lascio Eugenia cum etcaetera,
 non sapendosi, etcaetera,
 se sia andata o no, etcaetera.
 
 A QUATTRO
 
    Oh che caso, che avventura!
 Si sospenda la scrittura,
1130che da poi si finirà.
 
    Se la figlia fu involata,
 a quest'ora è maritata
 e presente la servente
 questa ancor si sposerà.
 
 Fine dell’atto secondo